“Ma tu, a cavallo, vai
all’inglese?” (di
Franco Cuttano)
Ogni volta che mi sento
dire così, rispondo
ormai in automatico: “
NO! Forse volevi
dire all’Italiana ovvero
alla Caprilliana”
facendo riferimento al
riconosciuto “Uomo di
cavalli” definito il
CAVALIERE dei
CAVALIERI nato
nel 1868 e morto a soli
39 anni con la testa
rotta, ufficialmente per
una caduta da cavallo.
Quel disgraziato giorno
il cavallo ritornò da
solo nelle scuderie di
Pinerolo ma in molti,
conoscendo Federico Caprilli
quale eccellentissimo
cavaliere, ebbero forti
dubbi.
Qualcuno pensò che il
responsabile fosse
qualche marito o uomo
geloso che voleva
risolvere le proprie
gelosie amorose con un
agguato.
Noto è che il capitano
di fanteria Federico
Caprilli era un uomo
affascinante,
conteso
dalle belle donne di
quel tempo.
Tra cavalli e donne, in
quel poco tempo vissuto
in passione e bella
vita, il giovane
Caprilli non pensò
certamente di dedicare
un pò di tempo a
scrivere ai posteri
qualcosa sul suo lavoro,
sulle sue convinzioni e
conoscenze, sulle
tecniche che attuava e
che si possono
riassumere nella
dicitura: “Monta
naturale Caprilliana”
.
Una tecnica equestre che
a quei tempi rivoluzionò
l’equitazione mondiale e
che ancora oggi in tutte
le discipline equestri
fa scuola.
Il Cavaliere dei
cavalieri, per nostra
disgrazia, non scrisse
nessun libro e se tanti
sono i libri scritti su
di Lui, sulle sue
tecniche, sui suoi
incredibili risultati
(il suo salto record di
2,08 mt. meravigliò il
mondo di allora abituato
a salti vittoriosi da
1,10 mt.) essi sono, nel
bene e nel male, stati
scritti da chi ha avuto
la fortuna di
conoscerlo, di vederlo
in azione, da chi l’ha
amato o invidiato.
Pre
Caprilli
Quindi, salvo pochi
articoli di Caprilli
sulla "Riivista di
Cavalleria" e pochi
appunti su fogli,
mancando le spiegazioni
proprie del maestro nei
libri caprilliani ed è
facile immaginare di
dover leggere qualche
inesattezza sui reali
insegnamenti tecnici del
maestro. Ma una cosa è
certa: Caprilli è stato
sicuramente, nei fatti e
per completezza, il più
GRANDE cavaliere di
tutti i tempi e il
paradosso è che il
Popolo Italiano è quello
che più lo ignora o poco
se ne vanta.
Possiamo noi italiani
tollerare che si
definisca “monta
all’inglese” anziché
“monta all’italiana”
l’insieme di regole e
tecniche create dal
nostro maestro tutto
italiano?
Maestro ricordato
proprio per aver
rivoluzionato la
coercitiva cavalcatura
militare e sportiva di
un tempo con
l’equitazione mondiale
di oggi, perfetta e
naturale.
Si ripete anche in
questo caso la solita
ingiustizia: “APRILE FA
IL FIORE E MAGGIO HA
L’ONORE “
La Monta Italiana
Caprilliana
Il Cavaliere dei
cavalieri è stato, come
dicevo, l’ideatore del
Sistema Naturale
di Equitazione
basato su un principio:
permettere al cavallo di
muoversi nel suo modo
naturale anche quando
viene montato.
Il sistema Caprilliano
velocizza i tempi di
apprendimento da parte
del binomio uomo-cavallo
ottenendo ottimi
risultati.
Tale sistema permetteva
a uomini e cavalli
inesperti di essere
addestrati nell’eseguire
azioni militari in
campagna, nel breve
periodo della ferma
militare, creando
cavalieri capaci di
guidare i propri
destrieri senza opporsi
ai movimenti naturali di
questi ultimi ed
istaurando con loro un
utile rapporto di
fiducia e
collaborazione.
Rapporto che assicura un
evidente equilibrio
della cavalcatura anche
grazie all’ efficienza e
alla disponibilità del
cavallo.
La tecnica Caprilliana
mirava a "modificare"
anziché "perfezionare"
l'esistente, a rendere
più concreta
l’equitazione,
portandola fuori dai
maneggi, evitando così
quella ricerca
spettacolare propria
dell’Equitazione
Accademica che rendeva i
cavalli sofferenti e
poco adatti agli scopi
militari, di caccia, di
trasporto, sportivi e di
lavoro
(come a
dire: i
tacchi a
spillo fanno
la donna
alta dal
movimento
elegante e
sensuale...
ma
diventerebbe
goffa,
ridicola e
fisicamente
squilibrata
se venisse
obbligata a
correre e
saltare).
Lo scopo del militare
Caprilli era quello
di ottenere con pochi
mezzi, dai cavalieri
inesperti e con poca
conoscenza, una
cavalcatura equilibrata
ed essenziale nel minor
tempo possibile,
formando così truppe che
riuscissero a rimanere
in sella galoppando,
saltando, salendo e
scendendo in velocità
con tutte le loro armi
su percorsi vari, molto
difficili e pericolosi
riducendo al minimo
possibile lo stress dei
cavalli.
Federico Caprilli
ci riuscì così
bene che il suo Sistema Naturale di
Equitazione si
diffuse velocemente e fu
adottato e scopiazzato
da tutte le cavallerie
del mondo tant'é che tra
il 1900 e il
1938(esclusi gli anni in
guerra), centoquarantuno
cavalieri di trentatre
nazioni estere (Europee
e Americane)
frequentarono la scuola
caprilliana sia a
Pinerolo e sia a Tor di
Quinto.
Oggi, di questa tecnica
Caprilliana, efficace e
concreta ancora ne
beneficiamo e molti
connazionali esterofili
questo lo ignorano.
f.to
Franco
Cuttano (Quadro Tecnico federale
di Equitazione di
campagna)
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